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Pizza UNESCO: l’arte tradizionale del pizzaiulo napoletano è Patrimonio Mondiale dell’Umanità

È Pizza Unesco! Il 6 Dicembre 2017 l’UNESCO ha iscritto “L’arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani” nella lista del Patrimonio Mondiale Culturale Immateriale dell’Umanità. E così salgono a sette i tesori italiani che hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento internazionale.

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Era il 2014 quando Alfonso Pecoraro Scanio ha dato vita alla petizione per il riconoscimento dell’arte del pizzaiolo napoletano come Patrimonio Culturale Immateriale da parte dell’UNESCO.

L’obiettivo era far riconoscere a livello mondiale la pizza napoletana come risultato di un insieme di elementi immateriali che caratterizzano l’arte del pizzaiuolo napoletano, elemento di assoluta autenticità e tipicità della cucina italiana rendendola differente dalle imitazioni che nel mondo come sapete bene non si contano.

In realtà la pizza aveva già avuto un importante premio nel 2010 quando era stata riconosciuta come Specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea.

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Sicuramente un importante traguardo raggiunto dalla pizza ma non sufficiente a livello internazionale tanto che proprio da questo momento è incominciato il processo di riconoscimento per ottenere quello decisamente più prestigioso da parte dell’UNESCO.

Non sto parlando solo del prodotto pizza in quanto tale ma al riconoscimento degli aspetti immateriali che riguardano proprio l’arte della produzione della pizza.

Nel corso di questi lunghi anni la petizione presentata all’UNESCO ha avuto un enorme successo: oltre due milioni di firme raccolte in oltre cento paesi del mondo che sono arrivate sul tavolo del Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale.

La commissione si è riunita qualche settimana fa sull’isola di Jeju, in Corea del Sud, e che all’unanumità ha deciso che “L‘arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani” è Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Perchè il know how culinario legato alla produzione della pizza, comprendente gesti, canzoni, espressioni visive, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, di esibirsi e condividere, è un indiscutibile patrimonio culturale”. D’ora in poi si può quindi parlare di Pizza Unesco

Sono convinto che questo sia un riconoscimento importantissimo non solo per l’arte del pizzaiolo napoletano ma più in generale per il nostro paese dove la cultura alimentare è assolutamente radicata e nel quale la pizza rappresenta un simbolo indiscusso di identità nazionale.

Garantire l’origine autoctona dei prodotti utilizzati e le modalità di lavorazione della pizza significa difendere e preservare un importante pezzo della nostra storia e della nostra cultura ma anche rimarcare la sua differenza nei confronti dei tentativi sleali di imitazione.

Tra i momenti più significativi per arrivare al risultato non si può non ricordare l’ingresso dell’Italia nel prestigioso Guinness World Record il 18 Maggio 2016 per aver realizzato la “Pizza più lunga del mondo”.

Quel giorno a Napoli cinque forni a legna costruiti proprio per l’occasione sono riusciti a cuocere una pizza lunga 1853,88 metri. Peccato non esserci stato. Posso solo immaginare il profumo di una pizza così grande.

E con “L’arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani” Pizza Unesco sono ben sette i nostri tesori ad essere iscritti nella Lista che rappresenta il Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO insieme all’Opera dei pupi (2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta Meditteranea (2010), l’ Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite di alberello di Pantelleria (2014).

Ai fantastici sette elementi iscritti nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco si devono aggiungere gli altri 53 beni materiali italiani iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità che fanno del nostro paese quello in assoluto più presente.

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